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Rosalino). Patriota italiano. Di famiglia aristocratica, compì
gli studi a Palermo e successivamente a Roma, presso i padri teatini. Dopo aver
preso parte alla giornata rivoluzionaria del 12 gennaio 1848 a Palermo e, in
seguito alla caduta dei Borboni, entrò a far parte del Governo
provvisorio in Sicilia. Incaricato della direzione dell'artiglieria e
sostenitore del Partito repubblicano, assunse dopo poco tempo un atteggiamento
critico nei confronti del Governo siciliano, il cui orientamento venne da lui
giudicato eccessivamente moderato. Esule, dopo la restaurazione borbonica, fu
prima a Marsiglia (1849), quindi a Genova, dove entrò in contatto con
Mazzini e ne divenne attivo sostenitore. Nel 1857 fu costretto, per aver
collaborato nel preparare l'impresa di C. Pisacane, a lasciare Genova e a
rifugiarsi nell'isola di Malta. Nel 1858 fu a Londra, quindi (1859) in Toscana,
chiamato da Mazzini, che lo incaricava di una missione nella Romagna insorta.
Mentre era in preparazione la rivoluzione siciliana, premessa della successiva
spedizione dei Mille,
P. raggiunse (9 aprile 1860), insieme a G. Corrao,
la Sicilia, dove ebbe notizia del già avvenuto scoppio della rivoluzione.
Si mosse allora tra le campagne, incoraggiando gli insorti con un'azione che
poneva le basi per la spedizione garibaldina. Fu ferito mortalmente (21 maggio)
sulle alture di San Martino, mentre era impegnato nel tentativo di bloccare le
truppe borboniche nella zona di Monreale, al fine di consentire a Garibaldi, che
aveva riscosso un primo successo a Calatafimi, di penetrare nella città
di Palermo (Palermo 1820 - San Martino, Palermo 1860).